L’area archeologica di Orri è ubicata nel territorio del Comune di Arborea, sulle attuali rive di un piccolo specchio d’acqua chiuso da un tombolo, che si affaccia sulla acque del Golfo meridionale di Oristano.
Le ricerche nel sito sono principiate nel settembre 2006 con un primo cantiere della durata di quattro mesi e sono proseguite anche se non continuativamente con un secondo cantiere di due mesi. Complessivamente i lavori si sono protratti fino a maggio 2007, comportando un massiccio diserbo, la sistemazione dell’area con il rimedio ai danni provocati dagli scavi clandestini e la posa in opera di una recinzione in rete di un metro di altezza.
La struttura cultuale è riconducibile al tipo del tempio a pozzo nuragico, un genere di edifici sacri che in Sardegna sembrano proliferare fra il XIII ed il IX sec. a.C. e, contrariamente ai nuraghi, di cui in tutta l’Isola se ne contano oltre sette mila, questo tipo di edifici sono oltremodo inconsueti, non arrivando a contarsene un centinaio.
Della costruzione in blocchi di pietra locale appena lavorati e che purtroppo mostra fasi di spoglio e scavo clandestino, residua probabilmente un corridoio/atrio, una breve scalinata di accesso all’acqua e, parte della tholos che inscriveva la zona con l’acqua sorgiva – acqua che tutt’oggi continua ad affluire –, e che rappresentava il sancta santorum, area il cui accesso era riservato solo
agli operatori del culto.
I materiali recuperati indicano una frequentazione che va dal Bronzo recente e finale fino ad epoca romana, il cui floruit sembra essere stato fra IV e II sec. a.C. quando all’antico culto indigeno delle acque si sovrappose il culto punico di una divinità salutifera con poteri taumaturgici.
In conclusione, le indagini archeologiche hanno portato a dei risultati che attualmente risultano in corso di stampa nella collana Tharros felix, edita dalla casa editrice Carocci di Roma, ad opera della scrivente, della Dott.ssa E. Usai, Ispettrice archeologa della Soprintendenza Archeologica per le Province di Cagliari ed Oristano, direttrice scientifica del cantiere e del Prof. R. Zucca, collaboratore e consulente delle ricerche.
Dott.ssa Barbara Sanna